No all’eliminazione della data di scadenza dell’olio: agricoltori in rivolta

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Secondo Coldiretti favorirebbe l’immissione sul mercato di olio vecchio da smaltire

Gli agricoltori lamentano una nuova minaccia alla qualità dell’olio che si trova sul mercato, dopo l’apertura alle produzioni straniere: si tratta del disegno di legge europeo per togliere la data di scadenza dall’olio di oliva.

Coldiretti denuncia il rischio di un’abbassamento della qualità: ‘si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche’.

Per questo, a Bari, gli agricoltori sono scesi in strada con i loro trattori.

Coldiretti ci tiene a ribadire che con il passare del tempo ’l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo’.

Per questa ragione è importante che venga indicato sulla confezione un termine minimo per la conservazione; anzi sarebbe ancora meglio indicare sull’etichetta anche l’annata della raccolta.

Quindi, secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, il disegno di legge europea 2015, diretto a modificare l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013, sarebbe ’un danno per i consumatori e i produttori in un Paese come l’Italia che è il primo importatore mondiale di olio di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri’.

Questa battaglia si aggiunge alla recente polemica sul via libera all’import nell’Unione Europea dell’olio tunisino; spiega sempre il presidente di Coldiretti: ‘il recente via libera finale all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani e aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori’.

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