Greenpeace contro il tonno di Mareblu: ‘si tinge di sangue’

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Prosegue la lotta di Greenpeace contro la nota marca di tonno in scatola

Greenpeace è entrata in azione a Milano per denunciare quello che per loro è un pericoloso ‘killer dei mari’. Sul banco degli imputati troviamo il tonno Marerblu: ‘Nelle sue scatolette – spiega Greeenpeace – finisce infatti tonno pescato con tecniche che uccidono ogni anno migliaia di baby-tonni e altri animali marini, tra cui squali e tartarughe, spesso di specie in pericolo’. 

La protesta è avvenuta nel capoluogo lombardo, dove l’associazione ambientalista ha proiettato una serie di immagini e un’animazione grafica a tema: il logo di Mareblu che emergeva dal mare trascinando con sé una rete piena di tonni, squali e tartarughe morenti

‘La scelta di Milano non è stata casuale – spiegano -, il capoluogo lombardo è infatti sede di molte tra le aziende leader del mercato italiano del tonno in scatola, compresa Mareblu’

‘Due anni fa Mareblu si era impegnato per una pesca 100 per cento sostenibile, ma ad oggi solo nello 0,2 per cento dei suoi prodotti è presente tonno pescato con metodi selettivi come la pesca a canna’, dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. ‘Questa condotta irresponsabile sta svuotando il mare: è ora che i consumatori sappiano che dietro il logo di Mareblu si nascondono solo false promesse e pratiche di pesca distruttive’.

Ricordiamo che anche quest’anno Greenpeace Italia ha pubblicato la quarta edizione della sua classifica ‘Rompiscatole‘, con cui periodicamente valuta la sostenibilità delle conserve di tonno vendute sul mercato italiano. Mareblu, secondo gli attivisti, non arriva nemmeno allo 0,2% di tonno sostenibile.

 

 

 

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