No ai tagli alla Sanita’

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I gastroenterologi italiani chiedono di limitare i tagli alle unita’ operative

 

 

 

In riferimento ai dati sulla gestione economico-sanitaria pubblicati dal sito web del Ministero della salute, Antonio Balzano, presidente dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) commenta: ‘L’allarme lanciato oggi, sulla base dei dati ministeriali, circa gli enormi costi indiretti dell’assistenza in regime di ricovero ospedaliero è certamente un’urgenza indifferibile. Ma la soluzione che ci viene proposta dall’ultimo Patto per la salute prevede tagli, anzi vere e proprie rasoiate, all’erogazione di prestazioni e servizi che mettono a rischio i livelli minimi assistenziali. Un esempio ne è la netta riduzione complessiva del numero delle unità operative complesse: circa il 20-25% di esse sarà eliminato mediante accorpamenti o trasformazione in unità operative semplici.
Saranno colpite anche le gastroenterologie, unità che trattano malattie di grande rilevo tanto da rappresentare la 1°-2° causa di ricovero ospedaliero (1,5 milioni di ricoveri/anno). Già oggi le patologie dell’apparato digerente sono affrontate in maniera spesso inappropriata: solo l’8% dei pazienti è ricoverato in gastroenterologia. Ciò comporta che la maggioranza dei malati sia ricoverato per più tempo del necessario (8,4 giorni nei reparti generalisti a fronte di 6,7 nelle unità dedicate) e si registri una mortalità maggiore (5,1% a fronte del 2,2%)’.

Continua Balzano: ‘Addirittura in alcune realtà regionali, come ad esempio il Lazio, la ristrutturazione prevede di scorporare l’attività di endoscopia dalle unità di gastroenterologia: una decisione dalle ricadute sulla qualità di cura molto gravi, paragonabili a quelle che si potrebbero avere privando il cardiologo dell’elettrocardiografia. Come invece ridurre le spese senza mettere a rischio la qualità del servizio? Indirizzando sempre il paziente verso la struttura più adatta, attraverso la creazione di una rete clinica per la cura delle malattie dell’apparato digerente e di un percorso declinato per livelli di complessità clinica e procedurale. Inoltre, mantenendo la media di 3,6 posti letto per 100.000 abitanti e ridistribuendo i letti laddove sono più necessari’.

 

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