L’importanza dell’evoluzione delle nostre sopracciglia

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Uno studio ha cercato di capire come il cambiare forma della parte superiore del nostro cranio, soprattutto nella zona sopraccigliare, abbia giocato un ruolo nel nostro modo di comunicare

I nostri antenati avevano una fronte molto sporgente, che gli faceva avere un’espressione aggressiva che segnalava una costante voglia di conquista e dominio – e poco altro. Nel corso del tempo, però, questa caratteristica è mutata e la fronte è diventata più morbida, con una migliore definizione delle sopracciglia che dava la possibilità alle persone di avere una più ampia gamma di movimenti ed espressioni. È proprio su questo che si sono interrogati i ricercatori della University of York in Inghilterra, che hanno cercato di capire se la nostra capacità comunicativa è stata influenzata dal miglioramento della nostra espressività, visto che storicamente è proprio grazie alla maggiore comprensione e cooperazione tra le persone che si è arrivati alla creazione di grandi gruppi sociali.

Le sopracciglia, dunque, si pongono come punto centrale dell’evoluzione del nostro comportamento. Per il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato un software di ingegneria 3D per osservare la cresta sopraccigliare di un cranio fossilizzato, noto come Kabwe 1, che apparteneva a un ominide vissuto fino a 600.000 anni fa. Grazie a questa analisi, hanno scartato spiegazioni molto comuni sull’utilità delle sopracciglia sporgenti – che servissero a riempire lo spazio dove si incontravano ossa cerebrali piatte e cavità oculari, che fornissero stabilità alla forza della masticazione, che mantenessero sudore e peli lontani dagli occhi – per avvallare, invece, quella della comunicazione sociale come scopo. In questo modo, si spiegherebbe anche l’evoluzione che, negli ultimi 100.000 anni, ci ha permesso di diventare degli animali sempre più sociali e comunicativi.

I movimenti delle sopracciglia, infatti, permettono alle persone di esprimere emozioni complesse e capire quelle degli altri.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista «Nature Ecology and Evolution».

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