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Energia, per il Cnr l’Italia deve puntare sulla geotermia

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Per il Cnr l’Italia nei prossimi quindici anni decuplicherà la produzione di energia da geotermia, siamo stati i primi in questo campo, e dopo un periodo di scarsa attenzione ora si sta ritornando ad una rivalutazione di questa fonte che presenta molti vantaggi

Dalla geotermia puo’ arrivare ’’il 10% del fabbisogno energetico nazionale’’, decuplicando l’attuale produzione nell’arco di 10-15 anni. E cio’ senza considerare il possibile apporto dei vulcani sottomarini che hanno una enorma potenzialita’. A sottolinearlo e’ il responsabile progetti geotermici del Cnr Adele Manzella che coordina i due piu’ importanti progetti in materia: Vigor e Atlante geotermico.

’’Il geotermico e’ presente in enormi quantita’ nel sottosuolo. Teoricamente sarebbe sufficiente per soddisfare l’intero fabbisogno energetico nazionale. Il problema e’ quanta energia riusciamo ad utilizzare. Il suo sviluppo dipendera’ dagli investimenti che si faranno nella ricerca e dalle nuove tecnologie. Secondo le principali analisi degli esperti con le attuali tecnologia nei prossimi anni si potra’ raddoppiare l’attuale produzione ma con nuove tecnologie sara’ possibile decuplicarla’’.

L’Italia, aggiunge, e’ il paese che circa 100 anni fa ’’ha realizzato i primi impianti nel settore, tutti concentrati nella regione Toscana, dove oggi vi e’ una potenza installata di circa 840 Megawatt. Dopo un periodo di scarsa attenzione negli ultimi anni si registra un rinnovato interesse. Solo nell’ultimo anno sono state presentate 30 nuove richieste per poter effettuare ricerche finalizzate alla costruzione di un impianto’’.

Il geotermico e’ una fonte energetica particolarmente duttile e si presta ad una molteplicita’ di usi. Dalla produzione di energia elettrica alla alimentazione di pompe di calore agli usi agricoli. ’’Utilizzando in serie le varie temperature -spiega Manzella- e’ possibile produrre energia elettrica con liquidi o vapore oltre i 100 gradi, per poi passare all’uso diretto del calore quando la temperatura scende a 60-70 gradi soprattutto nei processi industriali come le cartiere, l’industria casearia, fino ad arrivare con una temperatura a 30 gradi alle terme o all’acquacoltura e infine alle pompe di calore per la climatizzazione’’.

In pratica il geotermico raccoglie le caratteristiche di diverse fonti. E’ simile al nucleare per la capacita’ di produrre energia in maniera continua, al petrolio nella fase della ricerca nel sottosuolo, alle rinnovabili per la sua possibilita’ di ricilo e riuso. I flussi infatti, dopo l’uso possono essere reimmessi nel sottosuolo cercando di ridurre al minimo l’impatto.

’’La resa energetica del geotermico -spiega Manzella- e’ molto elevata, paragonabile a quella dell’eolico, con il vantaggio che il geotermico a differenza delle altre rinnovabili (eolico e solare) una volta realizzato l’impianto produce 24 ore al giorno. Per anni non vi e’ stato uno sviluppo adeguato delle potenzialita’ offerte dal sottosuolo in quanto vi sono costi elevati nella fase della ricerca e tempi piu’ lunghi delle altre rinnovabili nella fase che precede la produzione. Di fatto il geotermico e’ diventato economico solo di recente con il caro greggio’’.

I tempi per arrivare alla realizzane di un impianto si aggirano intorno ai 2 o 3 anni. La procedura parte con una richiesta di un permesso di ricerca alla regione. Se le esplorazioni danno buon esito si chiede alla regione la concessione e quindi si procede alla realizzazione dell’impianto. Gli impianti di dimensioni piccole possono essere realizazti totalmente a scomparsa. Il tubo che porta l’acqua o il vapore e’ totalmente nel sottosuolo.

Per Manzella comunque, il nodo principale resta quello degli investimenti e dello sviluppo tecnologico. Un apporto significativo potra’ arrivare dalla geotermia sottomarina. ’’L’Italia -spiega- potrebbe realizzare un impianto all’avanguardia sfruttando l’energia geotermica di alcuni vulcani nel tirreno come il Marsili. Si tratta di un progetto di grandi potenzialita’ che se realizzato sarebbe il primo al mondo. Richiede un impegno importante sia in termini di risorse che di tecnologie. Comunque sempre inferiore -conclude- a quello che poteva essere l’impegno per il nucleare’’. (fonte: adnkronos.it)

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