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Rinnovabili, come eliminare i costi della bolletta

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Simone Togni, presidente di Anev, ha proposto di eliminare i costi delle rinnovabili dalla bolletta energetica. Ma cosa prevede la proposta, quali le conseguenze? Ecoseven.net lo ha chiesto direttamente a lui. Leggi l’intervista

Contro i rincari delle bollette, Simone Togni, presidente di Anev, Associazione nazionale del vento, ha proposto di eliminare i costi delle rinnovabili dalla bolletta energetica. Cancellare i costi delle rinnovabili dalle bollette energetiche significherebbe eliminare gli incentivi. Come farebbero allora le grandi aziende a puntare e ad investire in energia pulita? Grazie al conto capitale e alla leva fiscale, sostiene Togni.

 

Ecoseven.net ha voluto comunque saperne di più e ha intervistato l’ideatore della proposta, Simone Togni.

 

Dott. Togni, come abbiamo avuto modo di descrivere, Lei ha presentato una proposta per raggiungere l’obiettivo di eliminare gli incentivi alle rinnovabili spesso accusate di appesantire i costi della bolletta energetica. Quanto ha contato nell’elaborazione di questa proposta quest’ultimo elemento?

Molto, infatti l’idea di levare il costo delle rinnovabili dalla bolletta risponde a più esigenze che, congiuntamente, concorrono a farne una soluzione meritevole di approfondimento soprattutto in questo momento contingente di crisi. In primo luogo la necessità, in un momento di crisi dei consumi quale quello attuale, di evitare di ridurre ulteriormente la liquidità del mercato contendibile, sembra essere un elemento centrale, poi l’esigenza di alleggerire i grandi consumatori industriali che potrebbero quindi averne un beneficio anche in termini di concorrenzialità e quindi di rilancio della produzione come rimarcato anche da Confindustria di recente (al riguardo tuttavia analogo sforzo sugli altri oneri della bolletta non derivanti dalle rinnovabili dovrebbe essere fatto e potrebbe almeno raddoppiare il risultato di riduzione di tali oneri). Il documento della Strategia Energetica Nazionale in consultazione poi stimola a trovare la “quadratura del cerchio” che potrebbe consentire di aumentare al 2020 l’apporto delle Fonti Rinnovabili, si parla del 38%, senza aumentare le risorse economiche a loro sostegno (12,4 Mld €). Questi sono i principali motivi per percorrere tale nuova strada.

 

Cosa prevede la Sua proposta?

In sintesi un cambio di paradigma che sposti l’incentivo per le fonti rinnovabili dalla produzione elettrica alla realizzazione delle infrastrutture elettriche. Questo comporterebbe, anche mantenendo meccanismi di aste competitivi, una riduzione dei costi, una maggiore efficienza delle risorse, un allungamento della durata degli investimento e una definitiva integrazione nel sistema elettrico delle FR. In quest’ottica ci sembra che la soluzione realizzabile sia quella di levare gli incentivi per i nuovi impianti a FR dal meccanismo in conto energia e di predisporre un pacchetto che sposti tale sostegno al conto capitale che, con adeguate agevolazioni fiscali, possa evitare di gravare ulteriormente sulla bolletta. Questa soluzione oltretutto risolverebbe almeno altre due criticità, da una parte faciliterebbe gli imprenditori nel reperimento delle risorse economiche per realizzare gli impianti vista la chiusura delle borse che le banche stanno attuando, inoltre ridurrebbe in termini assoluti il costo dell’onere legato agli incentivi di circa il 25%. Se il meccanismo funzionerà inoltre si potrebbe pensare di applicare, su base volontaria, tali agevolazioni anche agli impianti in esercizio, a fronte della rinuncia degli attuali incentivi.

 

Non pensa che questa proposta faciliti la vita dei grandi gruppi? 

Il mondo delle Rinnovabili in questi ultimi anni ha visto una crescente spinta dei grandi gruppi che stanno concentrando nelle loro mani quote sempre maggiori di mercato, e questo avviene come conseguenza naturale delle recenti modifiche normative e della persistente crisi finanziaria del nostro Paese. In questo contesto la proposta avanzata credo sia sostanzialmente neutra rispetto a tale questione in quanto non faciliterebbe più di quanto già non sia i grandi operatori, viceversa credo fermamente che possa aiutare tutti allo stesso modo e quindi non alterare il mercato ma aiutandolo a continuare a crescere, cosa di cui oggi ha bisogno.

 

Ma le rinnovabili quanto pesano davvero sulla bolletta energetica?

Il peso complessivo delle Fonti Rinnovabili sulla bolletta elettrica è di circa 9 Mld di € all’anno (6,5 solo per il fotovoltaico !), se solo decidessimo di investirne una percentuale ogni anno con il nuovo sistema in quattro o cinque anni potremmo azzerare tale onere garantendo gli stessi risultati di crescita e senza risvolti significativi sui conti dello Stato. Sono convinto che questa strada possa finalmente farci avvicinare ad un sistema di gestione degli incentivi maturo, efficace e funzionale a raggiungere gli obiettivi Comunitari nel modo meno costoso per il Paese, e soprattutto senza ipotecare per il futuro ingenti risorse economiche da pagarsi sulle bollette elettriche!

(mic)

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